Discutere
Economia della creatività: l'impresa della cultura in Emilia Romagna

Il 15 dicembre si è svolto a Bologna, nella sede della Regione, un workshop dal titolo L'economia della creatività", finalizzato a far conoscere e approfondire, tramite la presentazione di una ricerca ERVET, il peso del Mondo Creativo nell'economia emiliano-romagnola. Noi abbiamo partecipato e vi offriamo qui un breve report dell'iniziativa.

Lo stereotipo vuole che l’Emilia Romagna sia una regione creativa per definizione. A suggerirlo sono le storie imprenditoriali che si sono sviluppate sul territorio, la ricca scena culturale ed artistica, la tradizionale ospitalità che ha reso questa terra un crocevia di personalità ed esperienze differenti e stimolanti. Perché tutto questo? È ancora così? Quali sono le polarità attualmente emergenti di un simile scenario? E come si relazionano fra di loro e con il territorio? Queste ed altre domande stanno alla base del percorso di ricerca – azione che è stato intrapreso da Asper e che si è sviluppato in un’approfondita analisi d’esperienze creative sul territorio, da quelle bolognesi, a quelle del più piccolo e sconosciuto paese dell’Emilia o della Romagna.
L'industria della creatività si riferisce ad imprese di vari settori i cui prodotti possono essere oggetto di sfruttamento tramite copyright. Appartengono al settore "della creatività" arti, spettacolo, cinematografia e produzione video, pubblicità e comunicazione, new media, musica, editoria, design, software, video-giochi, ecc.
A livello europeo tale industria viene indicata come fondamentale per lo sviluppo tecnologico e per l'innovazione e viene anche riconosciuta come grande fattore di crescita nel prossimo futuro: dal 2007 , la CE ha identificato il settore creativo come strategico per realizzare gli obiettivi di Lisbona e nel 2010 ha pubblicato un’importante documento per contribuire al suo rinforzamento e defininendo alcune priorità di supporto (vedi COM(2010) 183, ”Green Paper - Unlocking the potential of cultural and creative industries”).
Per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, i dati presentati al convegno lo scorso dicembre recitano così: Ottantamila addetti in 32 mila unità locali, un peso che arriva fino al 3,7 per cento del fatturato annuale dell’intera economia regionale (il 13 per cento se si aggiungono moda, arredamento etc.), una crescita del 58 per cento di imprese nel periodo tra il 2011 e il 2009, con un +16 per cento di addetti nel totale dell’economia regionale (oggi il 4,6 per cento del totale). Per fare un raffronto diretto, in Emilia-Romagna gli addetti del settore tessile sono 50 mila, 10 mila quelli del biomedicale e 5 mila quelli del ciclo-motociclo.Uno spaccato su problematiche e potenzialità di una branca dell’economia regionale da tutti definita “risorsa fondamentale” ed “elemento strategico di sviluppo”, così come “sottostimata rispetto al suo reale peso specifico”. Temi che sono stati affrontati da esperti, amministratori, studiosi e protagonisti, soprattutto giovani, che hanno portato le proprie considerazioni su un unico canale di riflessione, quello subito evidenziato dall’assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti aprendo i lavori: “In realtà, come le stesse cifre ci confermano, l’industria della creatività e della cultura è già terreno di crescita e sviluppo, ben al di là della comune percezione che tende ad assegnare a questo settore un ruolo ancillare, anche all’interno delle amministrazioni pubbliche, al contrario di quanto avviene nel resto dei Paesi evoluti”.
Mezzetti ha quindi ricordato come la Cina abbia recentemente deciso di investire 4 mila miliardi di euro (il doppio del Pil italiano) sulla cultura, avendo come modello proprio il nostro Paese, in cui la spesa pubblica “incide però solo per circa lo 0,19 per cento, mentre in Francia si arriva all’1,2 e persino la Polonia ha deciso di superare l’1 per cento, senza andare a vedere quanto ha investito la Germania decidendo di riconvertire la Rhur da zona mineraria a culturale”. La cifre italiana è analoga a quella investita dalla Regione Emilia-Romagna.
Recenti ricerche hanno evidenziato come le uniche due voci che abbiano uno sviluppo di spesa nelle famiglie italiane (53 per cento) siano turismo e cultura, e il 40 per cento dei turisti che visitano l’Emilia-Romagna affermano di farlo in occasione di un evento culturale: in regione negli ultimi dodici anni l’incremento di visitatori nel circuito delle Città d’arte è stato del 600 per cento, ha reso noto Mezzetti. Lo stesso assessore ha poi citato i freschi dati di Unioncamere, per cui l’industria della cultura e della creatività ha un’incidenza sull’occupazione nazionale del 5,7 per cento (con in cima l’Italia del nord-est). L’Emilia-Romagna in particolare si segnala come terra di festival, e “le stime parlano nella misura più pessimistica di almeno 4 euro che vengono prodotti a fronte di ogni euro investito”. Cultura come fondamentale volano economico dunque, a proposito del quale sono stati citati i recenti dibattiti sull’istituzione di un fondo regionale intersettoriale per la promozione del video-cinematografico.
E sulla necessità di interventi trasversali per favorire questa industria con un alto fattore di crescita, è intervenuta l’assessore regionale al Progetto giovani, Donatella Bortolazzi, che ha ricordato le politiche della Regione orientate al settore, sviluppatesi dal 2006 soprattutto in seno all’accordo quadro Geco, “che ha ottenuto risultati significativi e coerenti con le politiche europee, grazie a investimenti strategici su quello che è uno dei settori più dinamici dell’economia legata al mondo dei giovani, specie in connessione con l’utilizzo delle tecnologie più avanzate”.
Dopo una tavola rotonda che ha coinvolto studiosi e operatori, l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli, ha tirato le fila di una mattinata molto partecipata, ponendo come base alla propria riflessione “la necessità di considerare creatività e innovazione come necessità più che priorità, condizione essenziale per lo sviluppo delle nostre imprese”. Vedendo il settore all’interno di un’ampia considerazione “industriale”, Muzzarelli ha parlato dell’urgenza di “una verifica per capire, anche in relazione ai rapporti col nuovo Governo, come rilanciare il distretto della creatività”.
Dunque un’analisi su stato delle imprese, formazione, investimento su reti ad alta tecnologia, promozione della ricerca: “La cultura e la creatività sono nel Dna dell’Emilia-Romagna – ha concluso Muzzarelli -, a noi spetta favorire l’integrazione tra il manifatturiero con l’intelligenza effervescente del nostro territorio che è capace di trasformare il prodotto, reinventarlo per produrre un nuovo sviluppo”.

Un seminario interessante, dunque, ma che, al di là dei dati e della presentazione di alcuni progetti imprenditoriali veramente molto apprezzabili che vi segnialiamo a lato, ci ha lasciati con alcune perplessità, così sintetizzabili:
- creatività, arte e cultura sono la stessa cosa? Cosa è impresa creativa e cosa impresa culturale? Fare chiarezza sui termini e gli ambiti, senza aggregarsi indistintamente a trend internazionali anche molto giusti e fruttuosi, aiuterebbe probabilmente l'efficacia delle politiche, economiche, sociale e culturali, e ne solleciterebbe proficue interazioni;
- che ruolo ha in questo percorso in atto il contesto territoriale? Quella tradizionale dell'Emilia-Romagna è una creatività “messa al lavoro” profondamente connaturata con le specificità del luogo e delle persone che lo abitano. Una creatività, quindi, capillarmente diffusa e caratterizzata, in ognuna delle sue manifestazioni, dall’operosità e dalla tenacia tipiche degli abitanti di questa regione. Come lavorare su questa caratteristice senza banalizzarla finoa farne un limite per esperienze e proposte anche diverse?

- i decisori, le istituzioni, gli enti di formazione credono davvero nel valore delle imprese culturali e di quelle creative o si stanno aggregando a fenomeni transnazionali molto "cool" e - diciamolo - anche utili in questi tempi di crisi? E se ci credono, sono "pronti" per comprendere/sostenere/incentivare le molteplici inziative legate alla creatività che stanno nascendo sul nostro territorio? Senza voler fare facili osservazioni di carattere generazionale, la cosa che è infatti emersa con maggiore evidenza, a nostro avviso, lo scorso 15 dicembre è la sostanziale distanza - di linguaggi, di tempi, di esigenze, di aspettative - tra i cosiddetti "esperti" chiamati a dibattere sul tema e i neo ( e spesso giovani) imprenditori invitati a presentare le loro idee.
Staremo a vedere. La buona volontà è parso esserci tutta. Le iniziative in atto sono già tante. Attendiamo un po' e valuteremo dai frutti.

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  • Autore: Maria Cristina Fregni