Magna Istria: tra gusto e memoria

“Il paese in cui siamo nati e siamo cresciuti ci ha donato il sapore del suo pane, e quando il destino ci esilia in un’altra terra, ce lo portiamo in noi.” Chi perde questo sapore è destinato “a perdere una parte del proprio paese e di se stesso” (Predrag Matvejevic).

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Come il pane anche il cibo rappresenta un simbolo identitario, attraverso il quale recuperare il passato: da questo trae le sue mosse Magna Istria, l’ultimo lavoro di Cristina Mantis, attrice e regista, e Francesca Angeleri, nota ai lettori de La Stampa per la rubrica In Cibo Veritas.
Il film, un documentario, è il racconto di un viaggio verso l'Istria alla ricerca di un' antica ricetta istriana. La protagonista, Francesca,  è una giovane donna torinese, nipote di esuli istriani, che ha perso il libro di ricette della nonna nel quale si trova, tra le altre, quella ormai introvabile de "Il Castello di Croccante". Parte così alla ricerca della ricetta e, cercando di ricomporre l'intero libro della nonna, di ricetta in ricetta, si sposta in lungo e in largo per l'Italia, fino a ritrovarsi nella meravigliosa terra d'Istria, sua terra d’origine, passando da ricetta a ricetta e facendo emozionanti scoperte su di sé e sulle sue radici, su una terra bellissima e poco conosciuta, sulle tragedie che l’hanno colpita – l’esodo, le foibe –  fino alla riconciliazione col passato e con la sua propria identità.
Il film snoda il proprio percorso tra il Villaggio Giuliano dalmata di Torino e quello di Roma, poi Trieste,la Croaziaela Slovenia, alternando immagini di ieri e di oggi, parlando dell’esodo, della guerra, della Resistenza, dei Trattati di pace, dell’arrivo in Italia, della nostalgia, della vita nelle Casermette di Torino o nel Silos di Trieste, dei campi di concentramento di Arbe e di Goli Otok.
Il documentario è ricco di emozioni, di sapori e di curiosità: c’è la storia e ci sono le memorie di chi è partito e di chi è rimasto, ma c’è anche molta natura, la bellezza del paesaggio istriano  e infine c’è la “memoria delle mani” che, con la cucina e le ricette, aiutano a mantenere viva la cultura e, nello stesso tempo, a lenire la nostalgia per la patria perduta.

Cos' la regista ha commentato la sua opera in una recente intervista: "Quando sono stata invitata a fare questo film non conoscevo molto l’Istria. L’idea era di raccontarla attraverso il cibo; ci voleva, però, una trama, una storia filmica. Ho pensato che vista la rinomanza della cucina istriana e la conoscenza con Francesca Angeleri, nipote di esuli, si sarebbe potuto realizzare qualcosa di bello...In questo lungo viaggio la ragazza fa un’escursione nella storia. La pellicola tratta di molti argomenti, ma la prima urgenza è stata quella di parlare di qualcosa di cui si sa pochissimo. L’indignazione personale (per la poca informazione, nda.), in quel momento mi ha portato a voler cavalcare l’onda di questo sentimento...Non è giusto che in un momento come questo, in cui l’Italia si sta svegliando, noi non facciamo i conti con quella che è davvero la nostra storia – ha sottolineato in modo deciso – è impossibile che giovani generazioni crescano non sapendo che l’Istria era italiana, che tutta la vicenda dell’esodo è stata insabbiata volutamente...Mentre giravo il documentario ho conosciuto svariate persone, sia esuli che rimasti. Questo mi ha consentito di avere una panoramica completa e obiettiva (fondamentale per un documentario) della situazione. Alcuni intervistati mi hanno fatto capire che partire o restare è stato doloroso per tutti. Il documentario è un po’ una pennellata di quello che è successo in Istria. Forse avremmo dovuto lasciare un po’ di spazio in più ai rimasti, ma la storia partiva dall’Italia e dagli esuli, per cui per la produzione è stata quasi un’induzione concentrarsi di più sugli esuli. Quest’identità istriana dove convergono diverse etnie determina il suo fascino. Non si può dare un’identità precisa: sono tante e si fondono. È questa la cosa fantastica dell’Istria. Ho trovato dei luoghi autentici. Una bella gioventù. C’è freschezza; per non parlare della cucina, delle ‘granseole’, dei tartufi e del vino”.

 

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dettagli
  • Autore: Redazione
  • Cenni biografici:

    Cristina Mantis

    Filmografia dal 2000:
    2011 » doc Il Pranzo di Natale: regia (contributo)
    2011 » Ruggine: attrice (Sig.ra Mauriello)
    2010 » doc La Valle della Luna: montaggio
    2010 » doc Magna Istria: regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio
    2008 » doc Il Carnevale di Dolores: regia, soggetto, sceneggiatura, montaggio, fotografia, produttore
    2008 » Legami di Sangue: attrice (Rosy)
    2007 » doc Panoramica: partecipazione
    2006 » doc La Vera Leggenda di Tony Vilar: partecipazione

    Biografia:
    Attrice di teatro e cinema, nel 2002 si avvicina alla regia quasi per caso, iniziando a filmare Dolores nei giorni del suo carnevale in piazza Navona, riprese che sarebbero diventate il punto di partenza del documentario “Il carnevale di Dolores”, vincitore del Tekfestival 2008 come miglior documentario italiano. Durante questo lungo periodo ha continuato a fare l’attrice sia in teatro che in alcune produzioni di cinema indipendente ed ha avviato una collaborazione con il teatro Ateneo dell’Università La Sapienza di Roma, creando per gli studenti il laboratorio di recitazione “Il personaggio come Persona” concernente una rivisitazione personale del “metodo”, e mettendo poi in scena “Infrarossi”, in occasione dei festeggiamenti dei 700 anni dell’Università La Sapienza di Roma.
    Ha da poco ultimato il documentario “Magna Istria”, un viaggio in Istria alla ricerca di un’antica ricetta andata persa, in cui affiora l’eco delle vicende tragiche e dolorose dell’esodo istriano.

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